popolazione. Accreditati studi internazionali hanno effettuato una stima quantitativa dell'impatto di alcuni fattori sulla longevità delle comunità, utilizzata come indicatore indiretto dello stato di salute: i fattori socio-economici e gli stili di vita contribuiscono per il 40-50%, lo stato e le condizioni dell'ambiente per il 20-30%, l'eredità genetica per un altro 20-30% e i servizi sanitari per il 10-15%. igienico-sanitarie assicurano livelli qualitativamente alti, il ruolo degli stili di vita nella prevenzione delle malattie croniche assume un ruolo ed un peso ancora più rilevante. mortalità, con un rischio attribuibile pari a circa il 10% su scala mondiale. Il fumo rappresenta il principale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, le malattie respiratorie croniche e le patologie tumorali. La riduzione di questo fattore di rischio modificabile rappresenta pertanto una delle priorità sanitarie di maggiore importanza per il miglioramento dello stato di salute della popolazione. e femmine dei 450 medici selezionati (vedi paragrafo 2.3.2) con l'ultimo dato registrato di fumo entro la fine del 2007 in Italia. Tra le donne predominano le non fumatrici (69,0%), le ex-fumatrici sono il 9,8% e le fumatrici sono il 21,1%. Anche tra gli uomini predominano i non fumatori seppure con una quota sensibilmente più bassa (40,5%) rispetto alle donne, gli ex-fumatori sono il 27,9% e i fumatori sono il 31,6%. Nelle Figure 4.1b-c vengono mostrati i dati sul fumo per classi d'età tra i pazienti maschi e femmine. In generale, non si riscontrano differenze particolari tra i due sessi, con una prevalenza più alta di fumatori nelle classi d'età comprese tra 25 e 54 anni. Differenze si osservano nelle fasce più anziane dove è predominante la classe di ex fumatori tra i maschi e di non fumatori nelle femmine. Questo trend sembra imputabile ad un differente costume, soprattutto nel passato (effetto di coorte), che registrava un'ampia prevalenza di fumatori maschi rispetto alle femmine. Tale dato non è, tra l'altro, particolarmente differente rispetto a quanto osservato dall'ISTAT nel 2006 nell'indagine multiscopo sugli aspetti della vita quotidiana. nel Sud (28,4%) e nelle Isole (27,4%). |