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SERVIZIO INDICATORI PERSONALI HEALTH SEARCH
3.10 AREA DEL DOLORE
3.10.1 LOMBALGIA
Il dolore è un importante problema di salute pubblica, causa nel mondo di enormi sofferenze e di perdita di
produttività. La differenza tra dolore acuto e dolore cronico non è puramente semantica: nel primo caso è
necessario rimuovere la causa e favorire la riparazione del danno, mentre nel secondo i trattamenti sono focalizzati
al controllo del sintomo, al miglioramento della performance, alla gestione della depressione e della disabilità. La
causa di dolore acuto maggiormente prevalente nel setting della Medicina Generale è rappresentata dal mal di
schiena. Si stima che circa l'80% della popolazione soffre almeno una volta nel corso della vita di lombalgia.
29
In
assenza di "red flags" il paziente va rassicurato, evitando il ricorso alla diagnostica strumentale e privilegiando
come antalgico il paracetamolo, che risulta il farmaco di prima scelta in molte Linee Guida.
30
Nel dolore cronico si differenzia il dolore di natura oncologica da quello non oncologico. Non vi sono differenze dal
punto di vista neurofisiologico, ma molto diversi appaiono obiettivi e approccio terapeutico. Nel dolore oncologico
l'obiettivo prioritario del controllo del dolore è la migliore qualità di vita residua per consentire una morte dignitosa.
La prevalenza media in qualunque stadio è del 48% (range 38-100%) mentre nelle fasi avanzate è del 74% (range
53-100%)
31
. Le linee guida OMS per la terapia del dolore da cancro prevedono l'applicazione dei seguenti principi:
somministrare i farmaci ad orari fissi ed al bisogno, scegliere la via di somministrazione meno invasiva, scegliere il
farmaco in ragione della intensità del dolore e della sua persistenza. La stessa OMS ha poi individuato nel consumo
di morfina un indicatore primario forte e attendibile della qualità della terapia del dolore cronico da cancro.
Secondo i dati apparsi più volte nei Report annuali dell'INCB (International Narcotic Control Board) e confermati
nella pubblicazione del lavoro dell'Expert Commitee
32
in Italia il consumo di morfina è largamente inferiore a quello
degli altri Paesi occidentali e ciò comporta, per migliaia di persone ammalate, un grado di sofferenza elevato ed
una grave riduzione della qualità della vita.
Per quanto riguarda il dolore non oncologico, i pochi studi pubblicati riportano stime di prevalenza molto variabili:
dal 2% al 40% con una mediana del 15%
33, 34
. Il dolore persistente nell'ambito delle cure primarie, secondo
una indagine condotta dall'OMS nel 1998, risulta avere una prevalenza del 20%, nel 48% dei casi attribuibile
a lombalgia
35
. Una recente ricerca osservazionale (IPSe)
36
sul dolore persistente e cronico, realizzata in Italia in
medicina generale, ha permesso di individuare alcune criticità della pratica clinica: la scarsa abitudine a valutare
il dolore, lo scarso ed inappropriato utilizzo del paracetamolo, dei farmaci adiuvanti e degli oppioidi. La SIMG
in un documento di indirizzo sul dolore cronico non oncologico propone una ipotesi di approccio alla terapia
farmacologica attraverso un algoritmo; esso tuttavia è da considerare come una possibile strategia che deve essere
testata in formali studi clinici
37
.
29
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